Tephroseris

Tephroseris (Rchb.) Rchb., 1841 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall’aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza simile alle “margherite”.
Il nome generico potrebbe derivare dal termine greco ”tephros” (= color della cenere) in riferimento alle foglie un po’ tomentose e un po’ ragnatelose e spesso grigiastre. Il nome scientifico è stato proposto dal botanico, ornitologo e illustratore tedesco Ludwig Reichenbach (1793 – 1879) nella pubblicazione ”Deutsche Botaniker… Erster Band. Das Herbarienbuch: Erklärung des natürlichen Pflanzensystems, systematische Aufzählung, Synonymik und Register der bis jetzt bekannten Pflanzengattungen … / herausg von H.G. Ludwig Reichenbach. Dresden” Leipzig 1842.
L’altezza di queste piante varia da 1,5 a 10 dm. La forma biologica di quasi tutte le specie è emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve; hanno inoltre le foglie disposte a formare una rosetta basale. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e alcaloidi pirrolizidinici Alcune piante alla fioritura sono glabre (o con pochi peli sparsi di tipo ragnateloso); altre invece sono lanose o ispide. I peli delle specie di questo genere sono di due tipi:
• peli con sferza di circa 5 – 8 cellule; alla caduta della sferza i peli si riducono a 2 – 4 cellule;
• peli ispidi per setole pluricellulari (ossia peli con stilo formato da 8-10 cellule sovrapposte – dopo la caduta dell’apice rimangono 6-8 cellule che formano una breve setola.
Le radici in genere sono secondarie da rizoma.
La parte sotterranea del fusto è un rizoma. La parte aerea è eretta con superficie striato-angolosa. La ramosità di tipo corimboso è verso l’alto. Per ogni pianta si forma un gambo o pochi di più.
Le foglie sono di due tipi: basali e caulinari. Quelle basali formano una rosetta. La lamina è ovata (o largamente lanceolata) e generalmente crenata. Sono picciolate (il picciolo è lungo 0,7 – 2 volte la lamina della foglia). Le foglie cauline hanno una lamina di tipo lanceolato allungata (o lineare) con base cordata. Le nervature sono pennate. Il margine è intero o dentato o seghettato. Le superiori sono semiamplessicauli. Dimensione delle foglie radicali: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 3 – 6 cm. Dimensione delle foglie cauline: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 6 – 10 cm.
L’infiorescenza è formata da diversi capolini (massimo 20 – 40) in formazione corimbosa che normalmente sovrastano l’apparato fogliare. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a coppa (emisferico o campanulato) composto da circa 8 – 21 squame lineari disposte su un unico rango (raramente 2) e tutte uguali fra loro, che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano e nudo (senza pagliette) sul quale s’inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati gialli (da 0 a 21) e quelli interni tubulosi (da 30 a 80) di colore giallo aranciato. Diametro dei capolini: 2 – 3 cm. Diametro dell’involucro: 6 – 8 mm. Lunghezza delle squame: 8 – 12 mm.
I fiori sono zigomorfi e tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.
Formula fiorale: * K 0, C (5), A (5), G 2 (infero).
I sepali sono ridotti ad una coroncina di squame. La parte inferiore dei petali è saldata insieme e forma un tubo; in particolare quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle fauci dilatate a cinque lobi, mentre nei fiori periferici (ligulati) il tubo termina con un prolungamento nastriforme terminante più o meno con cinque dentelli. Lunghezza dei fiori ligulati: 10 – 13 mm.
Gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.
Lo stilo è unico con uno stimma profondamente bifido. Le branche stilari sono sub-cilindriche, troncate e con un ciuffo di peli alla sommità. Le ramificazione (dello stilo) consistono in linee stigmatiche marginali (i recettori del polline). L’ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concrescenti e contenente un solo ovulo.
I frutti sono degli acheni cilindrici e glabri (o con singoli peli) con una decina di coste longitudinali. Sono inoltre provvisti di un pappo biancastro persistente composta da 30 – 60 setole di 10 mm.
L’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
La fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori.
I semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
La distribuzione di queste specie sul territorio italiano è soprattutto relativa al nord (zone alpine). L’habitat tipico delle specie di questo genere sono i prati, i boschi cedui, i terreni concimati presso le malghe.