Mentha

Mentha L., 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni della famiglia delle Lamiaceae.
Il nome “Menta” per una pianta è stato usato per la prima volta da Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79), scrittore, ammiraglio e naturalista romano, e (secondo una delle tante mitologie su questo nome) deriva dal nome greco “Μίνθη” (Minthe o Myntha) di una ninfa dei fiumi sfortunata, figlia del dio Cocito (ma è anche il nome di un fiume mitologico), che è stata trasformata in un’erba da Persefone perché amante di Dite.
Secondo un’altra versione la ninfa era amata dal dio degli Inferi Ade e venne trasformata in pianta da Persefone, moglie di Ade.
Il nome scientifico del genere fu definito da Linneo nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
Le piante di questo genere arrivano ad una altezza di 30–120 cm. I portamenti variano da erbacei annuali (raramente) o perenni a subarbustivi o arbustivi. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un’asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Raramente è presente anche la forma biologica emicriptofita reptante (H rept). Queste piante in genere sono pubescenti per peli semplici e diritti, ma anche per peli ghiandolosi. Sono presenti sostanze aromatiche (oli eterei) contenute all’interno di peli ghiandolari. Tutte le piante sono fortemente aromatiche, dal tipico sapore pungente e piccante, ma con ben definite sfumature che possono essere percepite anche tra una e l’altra popolazione. Spesso sono presenti forme ginodioiche.
Le radici sono secondarie da rizoma, il quale può essere strisciante.
La parte aerea del fusto è ascendente con la superficie più o meno pubescente e striata. Il fusto ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave.
Le foglie sono sessili (soprattutto quelle superiori) ma anche picciolate (quelle basali) e sono disposte in verticilli alternati a 2 a 2 in modo opposto. La lamina, semplice, è oblunga con forme da lanceolate a ellittiche; l’apice è acuto e i bordi sono seghettati, dentati o crenati. La superficie è percorsa da semplici nervature poco sporgenti e ricoperta da peli semplici; il colore in genere è verde brillante. Le stipole sono assenti.
Le infiorescenze, posizionate all’apice del fusto o all’ascella delle foglie intermedie, sono formate da numerosi fiori raccolti o in una spiga apicale a forma piramidale appuntita oppure in forme globulari. Il numero dei verticilli floreali varia da 1 – 2 fino a 6 (possono essere presenti più verticillastri inferiori distanziati). Ogni verticillo può essere (oppure no) sotteso da una coppia di brattee con forme da lanceolate a lineari. I fiori sono quasi sessili o brevemente pedicellati, sono simpetali e più o meno irregolari, sono inoltre piccoli. La fioritura avviene in piena estate e prosegue fino all’autunno, e parte dal basso verso l’alto. I fiori sono ermafroditi (ma anche solo femminili), zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice – il perianzio – sono a 5 parti). I fiori sono proterandri (protezione contro l’autoimpollinazione).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: X, K (4/5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule.
Calice: il calice del fiore, persistente, è del tipo gamosepalo e più o meno attinomorfo con forme cilindrico-tubolari e terminate con 5 (o raramente 4) denti da triangolari-acuti a subulati più o meno uguali. A volte la parte terminale si presenta con una struttura 3/2 (e quindi zigomorfa). La superficie del calice, pubescente, è percorsa da una decina (fino a 13) di nervature longitudinali (cinque sono più evidenti). Le fauci sono più o meno villose o glabre.
Corolla: la corolla, gamopetala, è a simmetria sublabiata (da zigomorfa a più o meno attinomorfa) terminante con 4 lobi (due petali sono fusi in un solo lobo) patenti e poco distinguibili uno dall’altro (i lobi posteriori sono più ampi) con bordi smarginati. Il tubo è subcilindrico (non gibboso) e buona parte di esso è ricoperto dal calice. La superficie è glabra come anche le fauci. Il colore è roseo, lilla o violetto, ma anche bianco.
Androceo: gli stami sono quattro (manca il mediano, il quinto) didinami con il paio anteriore più lungo, sono visibili e molto sporgenti (specialmente nei fiori bisessuali); gli stami sono tutti fertili (nei fiori femminili sono rudimentali). I filamenti sono glabri (e nudi). Le antere, oscillanti, hanno forme da ellissoidi a ovato-oblunghe, mentre le teche si presentano parallele e distinte. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
Gineceo: l’ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all’interno dei due carpelli. L’ovario è glabro. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo inserito alla base dell’ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme. Lo stigma è bifido con corti lobi subuguali. Il nettario è un disco più o meno simmetrico alla base dell’ovario ed è ricco di nettare.
Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule con forme da ovoidi a cilindroidi con la superficie da liscia a rugosa. La deiscenza è basale o laterale.
Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri, raramente lepidotteri (impollinazione entomogama). In particolare sono i ditteri i maggiori impollinatori delle specie di Mentha in quanto con maggior insistenza si aggirano per le stazioni ricche di acqua (habitat abbastanza tipico per queste piante).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.
Queste piante si riproducono anche per mezzo dei rizomi (alcune piante sono stolonifere).
Le specie di questo gruppo crescono in modo massiccio in tutta Europa, in Asia e in Africa e prediligono sia le posizioni in pieno sole che la mezza ombra, ma possono resistere anche a basse temperature.