Linaria

Linaria Mill., 1754 è un genere di piante erbacee o arbustive della famiglia delle Plantaginaceae.
Il nome del genere deriva da un vocabolo latino per il lino (linone) e si riferisce alla somiglianza delle foglie di alcune specie di questo genere a quelle della specie Linum usitatissimum. Il primo botanico a usare la denominazione Linaria è stato Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708).
Il nome scientifico è stato definito dal botanico scozzese Philip Miller (Chelsea, 1691 – Chelsea, 18 dicembre 1771) nella pubblicazione “The Gardeners Dictionary: containing the methods of cultivating and improving all sorts of trees, plants, and flowers, for the kitchen, fruit, and pleasure gardens, as also those which are used in medicine.” (Gard. Dict. Abr., ed. 4. del 1754).
Queste piante arrivano più o meno ad una altezza di 1 m. Le forme biologiche prevalenti sono emicriptofita scaposa (H scap) e terofita scaposa (T scap). Ossia nel primo caso sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve; nel secondo caso sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme. In entrambi i casi sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. L’indumento può essere glabro oppure da ghiandolare-pubescente a villoso.
Le radici sono fittonanti o secondarie da rizoma.
Parte ipogea del fusto: a volte è presente un rizoma strisciante.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta e in genere ramosa. I fusti alla base possono essere lignificati. Sono presenti anche fusti con portamento reptante o suffruticoso.
Le foglie lungo il fusto, sessili o picciolate, sono numerose e disposte in modo alterno o opposto. Quelle basali (a volte anche quelle cauline) sono raggruppate in verticilli. La lamina in genere ha una forma da lineare a lanceolata stretta o ovoide con apice acuto. I bordi possono essere interi, lobati o dentati. La nervatura è uninervia, palminervia o penninervia.
Le infiorescenze sono dei densi racemi (anche spighe) allungati. Il rachide (l’asse fiorale) è glabro oppure con peli ghiandolari. I fiori sono peduncolati o sessili. Nell’infiorescenza possono essere presenti delle piccole brattee fogliacee con forme da lineari a strettamente lanceolate.
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi e tetraciclici (ossia formati da 4 verticilli: calice– corolla – androceo – gineceo) e tetrameri (i verticilli del perianzio hanno 4 elementi).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.
Il calice, tuboloso-campanulato, più o meno attinomorfo e gamosepalo, è formato da cinque profonde lacinie subuguali. A volte il lobo adassiale è più grande (o più corto).
La corolla, gamopetala e tubolare è del tipo bilabiato, ed è completamente chiusa da un rigonfiamento del labbro superiore (corolla personata). Inoltre uno sperone curvo o diritto è presente all’altezza delle fauci della gola della corolla in posizione abassiale. In particolare il labbro posteriore (superiore) è eretto ed è formato da due petali con apici acuti, l’anteriore (inferiore) da tre petali riflessi. All’altezza della gola può essere presente una pubescenza tipicamente arancione. Il colore della corolla è giallo, malva, blu o violetto (raramente bianco).
L’androceo è formato da 4 stami didinami tutti fertili. I filamenti sono adnati alla base della corolla e sono inclusi o poco sporgenti. Le antere sono formate da due teche distinte e divaricate e possono formare una struttura simile ad un anello. La deiscenza è longitudinale attraverso due fessure. I granuli pollinici sono tricolpoporati. Il nettare si trova nello sperone e può essere raggiunto solamente dagli insetti che riescono a entrare nelle fauci chiuse dal rigonfiamento del labbro superiore.
Il gineceo è bicarpellare (sincarpico – formato dall’unione di due carpelli connati). L’ovario è supero con placentazione assile e forma da ovoidi a subglobose. Gli ovuli per loculo sono numerosi, hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo ha uno stigma capitato più o meno intero.
Il frutto è una capsula da ovoidale a globosa. I semi, numerosi, sono di due tipi:
(1) hanno delle forme appiattite (sono dei discoidi con un’ala membranosa);
(2) la forma è irregolarmente ellissoide con superficie rugosa o reticolata.
Al momento della maturazione i semi fuoriescono da due fori (pori o opercoli) che si aprono nella parte superiore del frutto (capsula porocida).
Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama) quali imenotteri, lepidotteri o ditteri o il vento (impollinazione anemogama).
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori .
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento – dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
La distribuzione delle specie di questo genere è relativa all’areale compreso dal Mediterraneo (Europa, Anatolia, Asia mediterranea, Africa settentrionale) fino all’Asia centrale (alcune specie sono presenti anche nel Nord America).