Scrophulariaceae

Scrophulariaceae Juss., 1789 è una famiglia di piante spermatofite dicotiledoni con fiori zigomorfi (tipicamente labiati).
Il nome della famiglia deriva dal suo genere tipo Scrophularia L., 1753 nominato così da un medico italiano che notò la somiglianza delle ghiandole di alcune specie di questo genere con l’infezione delle stazioni linfonodali (chiamata comunemente Scrofola) dovute ai batteri del genere Mycobacterium.
Il nome scientifico della famiglia è stato definito dal botanico francese Antoine-Laurent de Jussieu (Lione, 12 aprile 1748 – La Plata, 17 settembre 1836) nella pubblicazione “Genera Plantarum – 117. 1789” del 1789.
Il portamento delle specie di questa famiglia è erbaceo perenne, biennale o annuale. Sono presenti anche specie con rosette basali e steli allungati oppure portamenti suffruticosi e arbustivi o piccoli alberi, raramente sono presente liane. La superficie può essere glabra, ghiandolare-pubescente o densamente villosa anche per peli dendroidi o tricomi sia semplici che ramificati di tipo stellato. Gli steli sono da ascendenti a eretti con sezioni quadrangolari a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici (talvolta sono alati). Le radici possono essere rizomatose (pelose o glabre). Queste piante contengono composti iridoidi, altre hanno un odore fetido, tutte sono autotrofe.
Le foglie hanno un portamento opposto o alterno (in Aptosimeae) o densamente spiralato. In alcune specie le foglie inferiori formano delle rosette basali. In base all’inserzione sul fusto di dividono da sessili o subpicciolate a distintamente picciolate. La lamine hanno delle forme da lanceolate oppure da ampiamente ovoidi a orbicolari con apici ottusi o acuti e margini dentati o seghettati. Sono presenti lamine di tipo da pennatifido a pennatosetto o succulente oppure da filiformi a lineari. Sulla superficie delle foglie possono essere presenti cellule distinte (idioblasti). Le stipole sono assenti.
Le infiorescenze (indefinite) sono racemose da congestionate a capitate e provviste di brattee o di copiose fronde. A volte formano delle strutture tirsoidi con cime ascellari; altre volte sono semplicemente cimose. I fiori sono da sessili o brevemente pedicellati a distintamente pedicellati. Le bratteole sono presenti.
I fiori, ermafroditi e zigomorfi, sono tetraciclici (ossia formati da 4 verticilli: calice– corolla – androceo – gineceo), pentameri (i verticilli del perianzio hanno più o meno 5 elementi ognuno).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: X K (4-5), [C (2+3) A 5 o 2+2 o 2], G (2), supero, capsula.
Il calice, gamosepalo, ha una forma da cilindrica a campanulata. A volte il calice è bruscamente dilatato alla fine e termina con tre-cinque lobi (in alcuni casi divisi profondamente) in altri casi il calice è bilabiato con struttura 2/3. I lobi possono essere uguali o subuguali con delle forme da lineari a lanceolate.
La corolla, di tipo zigomorfo (i petali sono concresciuti), è formata da un tubo con forme cilindriche (a volte stretto o rigonfio e piatto, altre volte dilatato nella parte apicale) e terminante in cinque lobi a disposizione da indistintamente a decisamente bilabiata (i tre superiori sono più o meno ripiegati verso l’alto, gli altri due verso il basso). In alcune specie i lobi hanno delle forme orbicolari; in altre sono patenti. In altre specie la corolla è subruotata ed è a forma di coppa. I colori dei petali variano dall’arancio al salmone, ma anche rosa, giallo, rosso, bianco o violetto, oppure da verdastro a marrone.
L’androceo è formato da 4 stami didinami inclusi o sporgenti. Un quinto stame (staminoide) è assente o presente ma ridotto ad una appendice sterile al centro del labbro superiore. In altre specie gli stami sono 5 (i due inferiori/anteriori sono più lunghi, i tre superiori/posteriori sono più brevi). Raramente gli stami sono fino a 8. In altre ancora gli stami sono 2. I filamenti sono adnati alla base o alla gola della corolla; in alcune specie sono villosi o in genere pubescenti. Le antere, divergenti e non sagittate, hanno una teca (antere uniloculari) o due (antere biloculari); sono reniformi e fissate al centro oppure sono confluenti e si aprono per mezzo di una unica fessura distale, orientata perpendicolarmente al filamento. I granuli pollinici sono del tipo tricolporato.
Il gineceo è bicarpellare (sincarpico – formato dall’unione di due carpelli connati). L’ovario (biloculare) è supero con forme da ovoidi a globose. La placentazione in genere è assile e indivisa. Ogni loculo ha un ovulo oppure è multi-ovulo (fino a 8). Gli ovuli sono pendenti e anatropi. Il tessuto endoteliale dell’ovulo è formato da cellule cubiche isodiametriche con pareti spesse in modo omogeneo. Lo stilo ha uno stigma con forme da capitate a piatte o debolmente bilobate. Il disco nettarifero in genere è presente.
I frutti sono delle capsule con deiscenza da loculicida a setticida, raramente sono delle bacche secche o simili a drupe con mesocarpo carnoso o acquoso. I semi sono numerosi con forme da compresso-ovoidi a cilindriche; talvolta la superficie è rugosa o con creste e la testa può essere reticolata. L’endosperma, ben sviluppato, è liscio o a coste.
L’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama). Impollinazione ornitogama nei tropici.
La fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori.
I semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento – dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
La distribuzione di questa famiglia è cosmopolita con gli habitat più vari.