Clinopodium

Clinopodium L., 1753 è un genere di piante della famiglia delle Lamiaceae.
Il nome del genere deriva da una parola greca “klinopodion” (formata da due parole: “klino” = pendenza, adagiarsi o letto e “podos” o “podios” = un piede), già usata da Dioscoride (Anazarbe, 40 circa – 90 circa), medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell’imperatore Nerone, e fa riferimento alla forma di manopola dell’infiorescenza. Secondo altre etimologie, facendo riferimento ad uno dei sinonimi (Satureja), il significato potrebbe essere “salato”.
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione “Species Plantarum – 2: 587” del 1753.
Queste piante raggiungono un’altezza massima di 100 cm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono presenti anche altre forme biologiche come camefita suffruticosa (Ch suffr), piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). Alcune specie hanno un ciclo biologico annuale. Molte delle piante hanno un leggero odore di menta (piante aromatiche); mentre la pubescenza è formata da peli semplici o ramificati.
Le radici in genere sono secondarie derivate da un fittone.
La parte aerea del fusto è ascendente e eretta. In alcuni casi la sezione trasversale del fusto presenta spigoli accentuati (forma tetragonale) ossia ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave. Alla base il fusto può avere un carattere legnoso (specialmente le specie suffruticose) e in parte pubescente (ricoperto da peluria sulle facce alterne).
Le foglie sono disposte a simmetria opposta rispetto al fusto. Sono leggermente picciolate oppure sessili. La forma della lamina varia da ovoidale a lanceolata con apici acuti. I margini possono essere interi, seghettati (più o meno profondamente) o dentati; talvolta sono revoluti. Sulla faccia abassiale sono presenti dei robusti nervi. Le stipole sono assenti.
Le infiorescenze sono delle cime ascellari fogliose con alcuni fiori peduncolati per verticillo (ogni verticillo è sotteso da due foglie). Talvolta l’infiorescenza è ridotta ad un solo fiore per verticillo.
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice sono a 5 parti).
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale: X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule.
Calice: il calice del fiore è del tipo gamosepalo con forme da attinomorfe a sub-bilabiate con superficie irta di densi peli diritti. Il tubo, a forma da cilindrica a tubulosa-campanulata, è rigonfio alla base, quindi strozzato. La superficie è percorsa da alcune (da 10 a 13) nervature longitudinali. Il tubo termina con 5 lobi con struttura 3/2; il gruppo dei lobi posteriori spesso è parzialmente fuso in un unico labbro. Le fauci possono essere pelose oppure no.
Corolla: la corolla, gamopetala, è a simmetria bilaterale (zigomorfa) ed è pubescente. La forma è quella di un tubo bilabiato (struttura 2/3). Il tubo può essere diritto o incurvato con forme coniche, leggermente rigonfio. Delle due labbra, quello superiore è bilobo, quello inferiore è trilobo. Il colore è bianco, violetto, lavanda, rosso o arancio (raramente giallo) con chiazze colorate al centro.
Androceo: gli stami sono quattro didinami (il paio anteriore è più lungo), sono visibili e sporgenti oppure inclusi e comunque avvicinati al labbro superiore della corolla; gli stami sono tutti fertili (raramente il paio posteriore è ridotto a degli staminoidi). I filamenti sono glabri. Le teche si presentano da parallele a divaricate: sono separate alla deiscenza. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
Gineceo: l’ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all’interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo inserito alla base dell’ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme. Lo stigma è bilobato (con lobi uguali o no) o privo di lobi e capitato. Il nettario è abbondante.
Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule glabre e lisce. Le nucule sono provviste di areole ed hanno delle varie forme (da ellissoidi a ovoidi), dimensioni e colori. La deiscenza è basale o laterale.
Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri (impollinazione entomogama). In particolare queste piante sono bottinate dalle api.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.
La distribuzione del genere è cosmopolita (Eurasia, Nuovo Mondo e Africa) con habitat da temperati a tropicali. In Italia la maggior parte delle specie ha una distribuzione su tutto il territorio.
Della decina di specie presenti sul territorio italiano, sei si trovano nell’arco alpino.