Aristolachia

Aristolochia L. è un genere di piante appartenente alla famiglia Aristolochiaceae, che comprende oltre 500 specie distribuite in tutto il mondo e in diverse zone climatiche. Alcune specie, come ad esempio A. utriformis e A. westlandii, sono protette perché in pericolo di estinzione.
Aristolochia è un genere di piante lianose sempreverdi e decidue e piante erbacee perenni.
Lo stelo è liscio ed eretto o leggermente ritorto. Le foglie sono alternate e cordate, membranose, con nervature evidenti.
Il fiore cresce all’ascella delle foglie, è rigonfio e globoso alla base e prosegue in un lungo perianzio tubulare, che termina in una forma a lingua con lobi colorati. Non c’è corolla. I sepali sono uniti (gamosepalo). Ci sono da 6 a 40 stami disposti a spirale, uniti con lo stilo, a formare uno ginostemio. L’ovario è infero.
I fiori hanno un meccanismo specializzato di impollinazione. Le piante sono aromatiche e il loro profumo forte attira gli insetti pronubi. Gli insetti, una volta entrati nella corolla, scivolano all’interno del tubo fiorale dove numerosi peli impediscono loro di fuggire. Solo dopo la fecondazione, con l’appassimento del fiore, gli insetti imprigionati possono volare via ricoperti di polline.
Il frutto è una capsula deiscente con molti semi endospermici.
Alcuni ritengono che il termine Aristolochia derivi dalle parole greche aristos (άριστος) “migliore” e locheia (λοχεία), “utero” tuttavia secondo Cicerone la pianta fu chiamata con il nome di un certo “Aristolochos”, che da un sogno aveva imparato ad utilizzarla come antidoto per i morsi di serpenti:
(LA) «Quid scammoneae radix ad purgandum quid aristolochia ad morsus serpentium possit quae nomen ex inventore repperit rem ipsam inventor ex somnio – posse video quod satis est; cur possit nescio.»
(IT) «Quale utilità ha la radice del convolvolo come purgante, quale ha l’aristolochia contro il morso dei serpenti, il cui nome deriva proprio dal suo scopritore, che la vide in sogno; io vedo che ciò è possibile, e mi basta; perché sia possibile, non lo so.»