Campanulaceae

Campanulaceae Juss., 1789 è una famiglia di piante spermatofite dicotiledoni molto numerosa con specie sparse in tutto il mondo, ma soprattutto nelle zone temperate (in Italia si contano una dozzina di generi per un totale di circa 70 specie), comprendente erbacee ma anche arbusti.
Il nome della famiglia deriva da quello di un suo genere (Campanula) a sua volta derivato dalla forma a campana della maggior parte dei suoi fiori; in particolare il vocabolo deriva dal latino e significa: piccola campana. Fu il botanico francese Antoine-Laurent de Jussieu (1748-1836) che per primo usò tale nome nella prima classificazione naturale delle piante fiorite, un lavoro ancor oggi alla base di diverse classificazioni: Genera plantarum (1789).
Questa famiglia è formata da piante erbacee aromatiche, annue, bienni o perenni, raramente anche arbusti (come le specie del genere Clermontia – native delle Hawaii), e altre ancora sono alberi alti 15 metri. Sono presenti anche specie lianose o pachicauli. Le Campanulaceae sono normalmente piante terrestri, raramente sono anche acquatiche o epifite. Quasi sempre sono provviste di sacche lattiginose, ma anche di tubi laticiferi (vasi sottili, ramificati e anastomizzati) contenenti sostanze inuliniche e anche di cistoliti (vesciche silicizzate) sui peli.
Le radici possono essere dei fittoni, o dei tuberi con forme globose, oppure sono presenti delle radici secondarie da rizoma.
Il portamento tipico del fusto è quello eretto, ma sono presenti anche portamenti a tappeto, rampicanti o cespugliosi. I fusti possono essere semplici o ampiamente ramificati.
Le foglie sono disposte a spirale in modo alterno (oppure raramente opposto). Alla base della foglia non sono presenti stipole. Le foglie basali possono essere differenti dalle foglie cauline e queste ultime spesso sono sessili o amplessicauli. Altre volte in prossimità dell’infiorescenza si trasformano in brattee. La lamina fogliare è quasi sempre intera (non lobata) e a forma largamente lanceolata. Il margine fogliare può essere facilmente dentato. Le foglie inoltre sono leggermente lattescenti.
L’infiorescenza è varia: può essere formata da un singolo fiore, come da un racemo o una pannocchia o un corimbo. I fiori sono sessili o peduncolati. A volte si presentano in capolini con o senza brattee. I fiori spesso sono terminali, ma possono anche essere posizionati all’ascella di brattee.
I fiori sono vistosi e sono ermafroditi (raramente solo femminili o solo maschili in piante dioiche o ginodioiche), e normalmente sono attinomorfi, ma qualche volta anche zigomorfi, sono inoltre pentameri (a parte qualche caso con divisioni differenti soprattutto per le specie extraeuropee) e tetraciclici (il fiore possiede 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo). Sono presenti, ma raramente, fiori resupinati.
• Formula fiorale: K (5), C (5), A (5), G (2-5), infero, capsula
• Calice: il tubo calicino è facilmente saldato all’ovario (ma non sempre); i denti del calice sono 5 (raramente da 3 a 10) e possono essere appressati alla corolla oppure eretti o anche patenti. In alcune specie tra un dente e l’altro sono inserite delle appendici riflesse.
• Corolla: la corolla normalmente è campanulata in modo regolare, ma può essere bilabiata, in questo caso la corolla ha una simmetria bilaterale con un singolo (o 2) lobo dorsale con una appendice apicale a forma di cappuccio e altri 4 (o 3) lobi ventrali). A volte la corolla ha la forma di un tubo, in questo caso si apre lungo la parte superiore. La corolla è gamopetala, ossia i petali (normalmente sono 5 ma possono variare da 4 a 10) raramente sono liberi altrimenti sono quasi sempre saldati fra di loro; in tutti i casi la parte finale della corolla è lobata. I colori prevalenti sono il blu e il violetto, ma anche il bianco.
• Androceo: il numero degli stami è 5 (e in tutti i casi sono uguali al numero dei petali) e disposti in modo alterno alla corolla (in alcuni casi sono 2 opposti a 3); possono essere inseriti alla base della corolla oppure su un disco (corpo carnoso ricettacolare dell’ovario) oppure raramente sono epipetali (ossia adanati e inseriti nella corolla); le antere sono normalmente libere, mentre i filamenti staminali sono liberi o connati (ossia saldati alla corolla alla base). La deiscenza delle antere normalmente è longitudinale. Il polline ha una forma sferoide ed è tricolpato.
• Gineceo: i carpelli sono 5 (raramente 2) e formano un ovario che normalmente è infero (raramente supero) e contiene da 2 a 10 loculi; gli ovuli contenuti nei loculi sono a “placentazione assile”, ossia la disposizione della placenta (parte del carpello dove sono disposti gli ovuli) è disposta centralmente, sull’asse longitudinale dell’ovario e attraversa diametralmente il pericarpo dalla base alla sommità); in alcuni casi la placentazione è apicale, basale o parietale con un solo loculo. Lo stilo è unico mentre gli stimmi possono essere 2 (stilo bifido) o 3 (stilo trilobo); alla base dello stilo può essere presente un anello nettario. Lo stilo possiede dei peli (a spazzola) per raccogliere il polline e in genere è sporgente al di fiori del tubo delle antere.
Il frutto è una capsula pluriloculare, a diverse modalità di deiscenza mediante pori laterali (capsula poricida). In alcuni casi la deiscenza avviene per fessure. I semi contengono un albume (tessuto di riserva = endosperma) carnoso, mentre l’embrione è considerato “dritto”; la forma dei semi può essere subglobosa, con forme alate e superfici lisce. In alcuni casi si ha una bacca (frutto polposo indeiscente). Spesso i denti calicini contornano il frutto in quanto permangono (sono persistenti) alla fioritura.
• Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama con api e farfalle anche notturne). In queste piante è presente un particolare meccanismo a “pistone”: le antere formano un tubo nel quale viene rilasciato il polline raccolto successivamente dai peli dallo stilo che nel frattempo si accresce e porta il polline verso l’esterno.
• Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori (vedi sopra).
• Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento, essendo molto minuti e leggeri – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Le specie della famiglia Campanulacea sono distribuite soprattutto nelle regioni temperate con particolare preferenza per le zone montane alpine, si trovano comunque anche a quote più basse ma con latitudini più alte. Fuori dal continente europeo si rinvengono facilmente, oltre alle zone subtropicali, sulle catene dell’Himalaya e delle Ande. I loro habitat preferito quindi è quello dei climi freschi se non freddi. Non sono presenti nell’Antartide, nel Sahara e nel nord della Groenlandia. Sul territorio italiano le Campanulaceae si trovano soprattutto nelle Prealpi, Alpi, Appennini e nella Valle Padana. In Europa abbondano sui Pirenei, nella Francia montagnosa, sulle montagne della Grecia e dei Balcani e nel Caucaso. Le forme arbustive, ma anche arboree, sono circoscritte quasi unicamente alle isole Hawaii.

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