Pilosella

Pilosella Vaill., 1754 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall’aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza simile a margherite gialle.
Il nome generico (Pilosella) deriva dal latino “pilosus” (significa “peloso”) e si riferisce all’aspetto piuttosto pubescente di queste piante. Da un punto di vista scientifico il nome del genere è stato pubblicato per la prima volta dal botanico francese Sébastien Vaillant (1669-1722) nella pubblicazione “Der Königl[iche] Akademie der Wissenschaften in Paris Anatomische, Chymische und Botanische Abhandlungen – 5: 703. 1754” del 1754.
I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane. Le piante di questo genere raramente superano il metro di altezza. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee (e aromatiche), a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, inoltre spesso hanno l’asse fiorale eretto e privo di foglie (piante scapose), oppure le foglie basali sono assenti alla fioritura (piante afillipode). Alcune specie possono anche avere la forma biologica di tipo emicriptofita rosulata (H ros), ossia con foglie disposte a formare una rosetta basale e presenti alla fioritura (piante fillipode). Queste piante sono anche provviste di latice (i vasi latticiferi sono anastomizzati).
Le radici sono secondarie da rizoma.
• Parte ipogea del fusto: la parte sotterranea consiste in un rizoma allungato con stoloni epigei erbacei lunghi fino a 10 – 20 cm; il portamento degli stoloni è più o meno ascendente; sono fogliosi ma non possiedono radici.
• Parte epigea del fusto: la parte aerea è eretta, semplice (monocefala – raramente è forcuta); la pubescenza è varia (setole, peli stellati e peli ghiandolari).
Le foglie, disposte in modo alternato, sono basali (raccolte in una rosetta basale) con lamina a forma da strettamente lanceolata a obovata o oblanceolato-spatolata; il contorno è continuo oppure più o meno diviso. Le foglie cauline sono rare, quelle degli stoloni sono grandi la metà o anche meno di quelle basali.
Le infiorescenze sono composte da un unico capolino peduncolato (raramente sono di più). La pubescenza del peduncolo è varia. Il capolino è formato da un involucro composto da brattee (o squame) disposte su una sola serie (mancano quelle esterne), all’interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. Le squame dell’involucro, disposte lungo una spirale, hanno delle forme lineari con lunghezza progressivamente decrescente e con apice acuto o acuminato; il colore è da grigio-verde a nerastro, raramente biancastro; la pubescenza è formata da setole e peli stellati, meno frequenti sono i peli ghiandolari. Il ricettacolo è nudo (ossia privo di pagliette a protezione della base dei fiori).
I fiori sono tutti del tipo ligulato (il tipo tubuloso, i fiori del disco, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono ermafroditi e zigomorfi.
• Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio
• Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
• Corolla: la corolla è colorata di giallo-intenso, a volte con striature rosse nella parte inferiore.
• Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo. Le antere alla base sono acute.
• Gineceo: lo stilo giallo (o più o meno scuro) è filiforme e peloso sul lato inferiore; gli stigmi dello stilo sono due divergenti. L’ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. La superficie stigmatica è interna.
I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni, bruno-scuri o nerastri, a forma colonnare-obconica, sono ristretti alla base (e ingrossati all’apice), mentre la superficie (liscia o appena rugosa) è provvista di 10 coste terminati nella parte alta con un dentello. Il pappo è formato da setole semplici, color bianco sporco, disposte su una sola serie, tutte sottili e della stessa lunghezza.
Un carattere importante anche da un punto di vista tassonomico (per individuare i vari gruppi del genere – vedere la tabella più sotto) è la pubescenza delle varie parti della pianta: fusto, foglie, peduncolo e squame dell’involucro. Si possono distinguere cinque tipi principali di peli:
• peli: possono essere semplici oppure pluricellulari con lunghezza contenute in 1 – 2 mm;
• setole: possono essere semplici oppure pluricellulari con lunghezza variabile tra 3 – 5 mm fino a 10 mm;
• peli stellati: generalmente sono brevi (meno di 0,5 mm), pluricellulari e con le punte rivolte in tutte le direzioni;
• peli piumosi: sono derivati dalle lacinie delle setole;
• ghiandole: sono peli semplici (brevi o lunghi) terminanti in un ingrossamento ghiandolare.
La frequenza della pelosità può essere: molto fitta – abbondante – sparsa – rara o molto rara.
• Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
• Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori (vedi sopra).
• Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Le specie di questo genere hanno una distribuzione cosmopolita (con una certa preferenza per l’Eurasia e il Nordamerica). L’habitat preferito è quello temperato a quote medie e alte. Delle circa 150 specie spontanee della flora italiana buona parte vivono sull’arco alpino.

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