Anthemis

Anthemis L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall’aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza simile alle “margherite”.
L’etimologia del nome generico (Anthemis) deriva dalla parola greca ”Anthemon” (= fiore, abbondante fioritura) poi trasformato in “anthemis” (= piccolo fiore) e fa riferimento all’infiorescenza di queste piante. Questo nome era già usato dai greci antichi per indicare una delle tante specie di camomilla.
Il nome scientifico attualmente accettato (Anthemis) è stato assegnato a questo genere da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753. In realtà è stato il botanico toscano Pier Antonio Micheli (1679 – 1737) a proporre per primo il nome di questo genere nella sua opera Nova plantarum genera iuxta Tournefortii methodum disposita (1729).
I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.
Le piante di questo genere non sono molto alte (massimo 80 cm). La forma biologica prevalente (considerando soprattutto le specie spontanee italiane) è terofita scaposa (T scap); ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme; sono inoltre munite di asse fiorale eretto, spesso con poche foglie. Alcune sono considerate anche emcriptofita scaposa (H scap); in questo caso sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Altre ancora sono camefite suffruticose (Ch suffr): queste sono piante perenni e sub-legnose alla base a portamento cespuglioso, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm.
Le radici sono sempre secondarie da fittone o rizoma; spesso sono fascicolate.
I fusti sono diffuso-ascendente (ramificati alla base), eretti o prostrati. Per ogni pianta si possono avere più gambi.
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno. La lamina generalmente è finemente incisa: sono una o due volte pennatosette.
Le infiorescenze sono dei capolini terminali peduncolati, solitari o corimbosi (ma non molti). La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro composto da più squame (o brattee) da 21 a 35, oblanceolate e membranose (spesso sfrangiate all’apice e con margini scariosi) a disposizione embricata su più serie (da 3 a 5) che fanno da protezione al ricettacolo a forma oblunga, conica o emisferica, provvisto di pagliette lineari o lanceolate, acute e carenate, sul quale s’inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (fino a 50) di colore bianco (possono anche essere assenti), disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi (fino a 300) di colore giallo-arancio. Dimensione dell’involucro: 5 – 13 mm.
I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili e normalmente sterili (ma non sempre) mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.
• Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio
• Calice: i sepali sono ridotti ad una coroncina di squame.
• Corolla: i fiori periferici sono nastriformi a disposizione raggiante, ossia la corolla termina con una ligula a forma più o meno lineare-lanceolata (a fine antesi le ligule sono ripiegata verso il basso). Quelli del disco centrale hanno delle corolle tubulari a 5 denti e non sono speronati. Lunghezza dei fiori ligulati: 5 – 15 mm. Lunghezza dei fiori tubulosi: 2 – 3 mm.
• Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. La base delle antere è ottusa.
• Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma bifido (le estremità sono troncate con un ciuffo di peli); le linee stigmatiche sono marginali; l’ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo.
I frutti sono degli acheni poco compressi più o meno cilindrici, striati e tubercolati; la sezione è rotondeggiante (o ellittica) con angoli appena evidenti; la superficie è liscia. I frutti contengono dei semi angolosi (uno per ogni frutto). Gli acheni sono senza pappo o sormontati da una corta membrana spugnosa allungata da un lato.
• Impollinazione: l’impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
• Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l’impollinazione dei fiori (vedi sopra).
• Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
L’habitat abbastanza tipico per le specie di questo genere sono i luoghi incolti o campi coltivati (alcune specie sono infestanti). Il terreno può essere arenoso o anche sassoso, per alcune specie c’è una forte predilezione per le arene marine.
La distribuzione di questo genere è varia. Alcune specie sono endemiche del territorio italiano (specialmente quelle del sud), altre naturalizzate, e altre ancora cosmopolite (Europa, Asia occidentale, Africa del Nord e America settentrionale).
Delle 13 specie spontanee della flora italiana solo 3 vivono sull’arco alpino.

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